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Ispirato a William Shakespeare

Drammaturgia Maurizio Patella
Con
Luigi Aquilino, Mariano Arenella, Erica Camiolo, Elena Ferrari, Claudio Pellerito, Alberto Pirazzini, Matteo Sangalli
Scene solo video Silvia Soncini
Solo audio Maurizio Patella
Network design e progettazione regia streaming Leonardo Moiso
Sviluppo applicativo, aiuto regia Matilde Ugolini
Phygital experience design Associazione Gomboc
Soggetto, supporto alla drammaturgia e regia Mariano Arenella

Produzione Cabiria Teatro
In collaborazione con Fondazione Teatro Coccia e Fondazione Piemonte dal Vivo

Durata 120’
Teatro di prosa
Costo biglietto €10,00

In “Romeo e Giulietta" di Shakespeare due adolescenti si uccidono.
Secondo il rapporto Unicef 2021 la seconda causa di morte tra i giovani in Europa è per l'appunto il suicidio. La prima sono gli incidenti stradali che spesso nascondono suicidi camuffati.
Dall’inizio della pandemia gli atti di autolesionismo sono aumentati del 30%.
Ma cosa porta gli adolescenti alla morte?
Shakespeare dice: il vivere in un clima di violenza, l’impossibilità di fare scelte proprie, il percepire gli adulti come lontani, distanti. Soprattutto, il voler fuggire da una situazione ritenuta insopportabile dove l'idea stessa di farla finita, di morire, viene cullata come un balsamo risolutore. Morte che non è fine, ma solo un brevissimo momento che preclude il risveglio. Ci siamo chiesti: oggi, in che mondo vivrebbero Romeo e Giulietta? Dove viviamo noi? La riscrittura è partita da qui, calando la vicenda shakespiriana ai giorni nostri. Provando a immergere i protagonisti nella cronaca nera dei giornali, nelle chat, nei selfie, in quel mondo di adolescenti fatto di zainetti, challenge e cyberbullismo.
Abbiamo mischiato i linguaggi.
Quello teatrale e quello dello smartphone. Dove reale e virtuale sono sullo stesso piano. Dove ci si parla di persona quanto da uno schermo. Dove un emoticon fa la differenza e gli abbracci, quando ci sono, stupiscono, perché “veri”. Perché questo è il mondo che abbiamo creato per gli adolescenti.
Non il miglior mondo possibile, ma un meccanismo inesorabile, in cui gli eventi – basta un niente, anche la condivisione di un video – possono finire per stritolarti.
Lo smartphone ci ha cambiato la vita.
Lo tocchiamo e accarezziamo più di 2000 volte al giorno (non toccheremo mai nessuno così tanto...) ed è l'indiscusso protagonista della grande rivoluzione antropologica di fine millennio. Esiste un prima e un dopo. E uno smartphone nel mezzo.
Lo smartphone è anche il deus ex machina, di “Romeo e Giulietta Opera Ibrida”.
Perciò lo abbiamo introdotto nel rapporto col pubblico, in un modo del tutto innovativo. Come sappiamo, in teatro lo smartphone è il grande escluso, guai ad accenderlo, bisogna silenziarlo, nasconderlo. “In Romeo e Giulietta Opera Ibrida” lo spettatore non viene solo invitato, bensì “obbligato” a usare lo smartphone.
In alcuni momenti della pièce lo spettatore deve “armarsi” di cuffie e smartphone e SCEGLIERE CHI SPIARE, quale ramo della storia seguire, cosa escludere; lo spettatore accetta l'ansia, la frustrazione di non poter sapere tutto ma può switchare da una scena all'altra; non è solo fruitore passivo, ma COMPLICE ATTIVO in una vicenda che esplode, per l'appunto, attorno a un video condiviso a migliaia di haters sconosciuti.
Al tempo stesso – com'è intuibile - l'uso dello smartphone allarga lo spazio scenico, lo deforma, lo arricchisce. Il “Palco” non è solo di fronte alla platea, ma è l'interno di una macchina poco distante, sono i camerini, i corridoi, gli edifici e le strade attorno al teatro. Lo spettatore sfonda le quintature e guarda dove prima non era possibile guardare, ha quella stessa sensazione di controllo che proviamo ogni giorno accarezzando il nostro smartphone. Siamo ovunque, in contatto con tutti. È vero, è falso?
Giulietta conosce Romeo a una festa organizzata da suo padre, l'Ingegner Capuleti, in occasione del lancio della piattaforma virtuale "Heaven". I due giovani si conoscono e si “riconoscono” nelle loro paure e nelle loro fobie. Romeo quelle legate al sesso. Giulia al cibo e all’autolesionismo.
L'amore nasce così.
E poi con una condivisione: Giulietta invia a Romeo un video dove mostra i tagli che si infligge. Un video innocente: lei, quasi nuda, imbarazzata e purissima, sorride in camera, felice di aver trovato qualcuno a cui mostrare la parte più intima di sé.
Romeo torna dai suoi amici Mercuzio e Benvolio – sempre più immersi nella spirale autodistruttiva delle challenge estreme – e mostra loro il video di Giulia. I due gli strappano il telefono e lo condividono sui social.
“Perché l’hai fatto, Mercuzio?” urla Romeo.
“Non lo so, per provare.”
Poche ore e il video diventa virale, si scatena l'odio degli haters, centinaia di migliaia di visualizzazioni. Giulietta disperata si trincera in camera sua. Suo padre Capuleti, convinto che quella condivisione sia un tentativo del padre di Romeo – il Montecchi - di rovinargli definitivamente la reputazione, convince istituzioni e forze dell'ordine - persino Lorenzo, lo psicologo dei servizi sociali che ha in cura Romeo - che questi sia un deviato, un soggetto pericoloso che ha plagiato sua figlia e che meriti un castigo esemplare.
Ormai il meccanismo è scattato e non lascerà scampo a nessuno: Mercuzio, travolto dai sensi di colpa, si uccide in una challenge; Benvolio, dal ciglio di un tetto, non sa se gettarsi o no; Giulietta deve essere spedita all’estero, mentre Romeo, accusato anche d'aver istigato Mercuzio al suicidio, deve essere processato e di certo condannato. E intanto in città si scopre che un'intera generazione di adolescenti è da tempo coinvolta in una chat degli orrori. È la fine.
Per i “nati sotto una cattiva stella” non c'è fuga che possa salvarli, posto dove nascondersi. Non rimane che una scelta. Reclusi nella propria cameretta. Alla gelida luce di uno smartphone.
Uccidersi. Da soli.

Uno spettacolo consigliato dai 16 anni in su

Uno spettacolo che dovrebbero vedere tutti:
gli adolescenti, ma soprattutto gli adulti.

Portare smartphone e cuffie auricolari.