
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave
Direttore Alessandro Cadario
Regia Giorgio Pasotti
Scene Italo Grassi
Visual designer Luca Attilii
Costumi Anna Biagiotti
Light designer Ivan Pastrovicchio
Violetta Francesca Sassu (26, 28), Alexandra Grigoras (27, 30)
Flora Anna Malavasi (26, 28), Mariateresa Federico (AMO – 27, 30)
Annina Martina Malavolti (Accademia AMO)
Alfredo Germont Francesco Castoro (26, 28), Carlo Raffaelli (27, 30)
Giorgio Germont Mario Cassi (26, 28), Marcello Rosiello (27, 30)
Barone Douphol Matteo Mollica
Marchese d'Obigny Ranyi Jiang
Dottor Grenvil Omar Cepparolli
Orchestra Antonio Vivaldi
Schola Cantorum San Gregorio Magno di Trecate
Maestro del Coro Alberto Sala
Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara
Il mondo dell’immaginario si unisce o si specchia in quello reale del pubblico, e questo ribadisce la forza estrema e l’impatto ancora potente e attuale del teatro.
L’impianto scenografico riporterà lo spettatore, come in una galleria di ricordi, all’avanzare del tempo, al tentativo dei protagonisti di svincolarsi dalla propria condizione sociale, alle contraddizioni dell’amore.
La vita come un’illusione, un sogno contraddetto dalla ragione ma un sogno può essere anche un nuovo inizio, un risveglio.
In un continuo dialogare, l’arte di un certo espressionismo austriaco, ci suggerisce come l’amore sia espressione di un naturale sentire, di una natura che irrompe nella vita di Violetta e Alfredo, come un testimone silenzioso ma presente.
In un alternarsi di momenti pacati e drammatici, la spirale dell’opera verdiana ci porta a conoscere e riconoscere ciò che le atmosfere create da Egon Schiele ci suggeriscono dall’alto, incastonate in una scenografia che è più che una cornice di un quadro, diviene un quadro di vita. Ho cercato di lavorare per sottrazione facendo parlare l’opera, mettendomi al servizio di un testo musicale già ampiamente potente, di un autore che ho seguito ma un passo indietro, facendomi accompagnare da professionisti che hanno da subito compreso lo spirito con il quale sono solito lavorare. Uno spirito di complicità e semplicità.
Ho preferito far parlare l’opera, la musica, gli artisti. Far parlare Parigi, che di tutto il detto, rimane l’ispiratrice assoluta, città che porta in dote atmosfere, luoghi, sensazioni, colori che diventano, anzi sono, palcoscenico assoluto e perfetto del racconto, capace di fonderci in un insieme col pubblico, sospesi continuamente tra sogno e realtà.
Giorgio Pasotti
Italo Grassi