
COLLEGATI ALL’INDAGINE
Nuova commissione in prima esecuzione mondiale
Musica GIANLUCA PIOMBO, SAVERIO SANTONI, MATTEO SARCINELLI (Accademia AMO)
Drammaturgia Giulia Avoledo, Lucrezia Maria Balbo, Elisa Braggion,Isabella Corolli, Noemi Nicita, Silvia Quattrocchi, Carla Tispi (Liceo Classico Carlo Alberto)
Libretto di Emanuela Ersilia Abbadessa
Direttore ERNESTO COLOMBO
Regia STEFANIA BUTTI e LIVIA LANNO (Accademia AMO)
Scene e Concept Video Lorenzo Mazzoletti
Luci Ivan Pastrovicchio
Solisti
Felix Huber Daehwan Jung
Leonie Koller Martina Malavolti (Accademia AMO)
Clotilde Garnier Jing Huang (Accademia AMO)
Wilhelm Steiner Paolo Nevi
Maximilien Bernard Pietro Miedico
Ralph Agostino Sempio
Helene Roberts Elena Malakhovskaya (Accademia AMO)
Klaus Gruber Matteo Mollica
Attori Accademia AMO
Cameriera Aurora Catalfamo
Jingle Francesco Bocchi
Figuranti Liceo Classico Carlo Alberto
La cantante Carla Tispi
Prima Pianista Giulia Avoledo
Seconda Pianista Isabella Corolli
Le signorine al tavolo Noemi Nicita, Lucrezia Balbo
Con la partecipazione di
Elena Ferrari nel ruolo della Segretaria del Detective
Orchestra Antonio Vivaldi
Produzione Fondazione Teatro Carlo Coccia
Progetto sostenuto da Fondazione Cariplo
nell’ambito del bando “Per la Cultura”
Il Teatro Coccia aderisce al progetto Youth Club, un’iniziativa promossa da Fondazione Cariplo per favorire l'avvicinamento delle giovani generazioni alle arti dello spettacolo
Main Sponsor Accademia Amo
Giunge, accompagnato dalla segretaria, il detective Gruber che inizia gli interrogatori: l’assassino è tra i presenti al rinfresco. Nel corso degli interrogatori, interrotti dallo spettacolo musicale organizzato in onore della coppia, Gruber scopre che il cameriere che ha servito lo champagne al tavolo degli sposi è Wilhelm, vecchia fiamma di Leonie, costretto a lasciare l’amata a causa del padre della ragazza che non avrebbe approvato un matrimonio con un uomo senza mezzi. Scopre anche che la cugina della sposa era aveva avuto una relazione con Felix e, ancora innamorata, sognava la vendetta, magari con la compiacenza del nuovo ricco e sciocco marito Ralph. Tra gli ospiti, sembrano avere un movente anche Maximilien, socio in affari di Felix che avrebbe rilevato tutta la società, ed Helene, donna dal fascino ambiguo e segreta amante di Leonie. La stessa sposa che da sempre sognava la libertà e l’indipendenza, mal sopportava le attenzioni grossolane di Felix, i suoi tradimenti e l’essere costretta in un matrimonio che non aveva mai desiderato.
Soltanto l’acume del detective Gruber porterà a scoprire chi dei presenti ha materialmente avvelenato lo champagne di Felix Huber.
In questo contesto il processo di scrittura “a sei mani” (già collaudato in Accademia AMO) non si è presentato come un ostacolo ma come un valore aggiunto: ciascuno di noi iniziava dove aveva concluso il precedente e tutti eravamo liberi di citare, se desideravamo, il materiale altrui. Un lavoro che ha prodotto anche delle reciproche “influenze” che di sicuro saranno utili, in futuro, in quello che è il più individuale tra i mestieri musicali.
La storia che abbiamo messo in musica si sviluppa durante una sfortunata festa di matrimonio, nella Vienna del 1913, dove gli elementi del giallo ci saranno tutti: un cadavere, un movente, un detective, e i nostri sospettati. Dopo una prima parte festosa e disinvolta, il nefasto evento di una morte improvvisa ci catapulterà nell’apice della suspance, e in una seconda fase di veri e propri interrogatori. Ed è proprio qui che il pubblico farà la sua parte, interagendo con la scena e aiutando il nostro ispettore Klaus Gruber a scegliere chi e come interrogare, fra i sei sospettati dell’omicidio. Immaginare una musica che possa funzionare in qualunque ordine, e in qualunque versione, è stata per noi la vera sfida di questo lavoro e anche la parte più divertente. Ogni personaggio ha una sua connotazione musicale, un suo colore strumentale, e le emozioni di fondo da dipingere sono state fra le più disparate. Non mancheranno personaggi buffi e scene intense, atmosfere incerte e situazioni equivoche; il tutto, in un intreccio narrativo e musicale congegnato a dovere, che andrà a sfociare in una terza parte finale molto tesa, nella quale riusciremo (forse?) a scoprire l’assassino.
Musicalmente l’opera si articola in tre macro-sezioni: un prologo introduttivo, una sezione centrale modulare ed un finale. La sezione centrale, per sua stessa natura, ha implicato l'utilizzo di forme “chiuse”. Altrettanto non si può dire per il prologo ed il finale. Qui si è cercato, infatti, di creare continuità attraverso la creazione di connessioni musicali. Tale procedimento ha implicato uno scambio continuo di idee e materiali sia in fase di progettazione che di scrittura dell'opera. Questo scambio ha permesso di creare un lavoro in cui l'ascoltatore non si troverà smarrito, dal momento che ogni personaggio, emozione o ambientazione è stata identificata ed uniformata attraverso l'utilizzo di leitmotiv (melodie ricorrenti) e da un colore orchestrale specifico. La scrittura a sei mani ha favorito un dialogo creativo tra stili individuali, contribuendo a un’opera dal carattere unitario ma ricca di sfumature che riflettono la diversa sensibilità e linguaggio musicale di ciascuno.
La fusione tra linguaggio visivo e narrazione interattiva consente di superare i confini tradizionali del teatro, trasformando lo spettatore da semplice osservatore a parte integrante della storia. Grazie alla rottura della quarta parete e all’impiego delle nuove tecnologie, prende forma uno spettacolo d’opera che ricrea la realtà e ne assorbe le sfumature, interattivo e democratico, in cui l’ordine degli eventi è deciso dal pubblico presente in sala.
L’esperienza immersiva ha inizio già all’ingresso in teatro, dove la narrazione prende vita attraverso installazioni nel foyer e personaggi che si aggirano indisturbati. Fin dalle prime fasi, realtà e finzione si intrecciano, guidando lo spettatore in un viaggio straordinario che unisce il fascino del cinema e del teatro.
In questo palcoscenico sospeso tra pellicola e realtà, ogni spettatore è regista del proprio sguardo e attore del proprio stupore. Perché in fondo, il teatro, come la vita, non è che un intreccio di incontri, misteri e scelte.